La Barbera, il vino della convivialità

La Barbera, o il Barbera, è un vino tipico del Piemonte ricavato dall’omonimo vitigno autoctono che, insieme al Sangiovese, è il vitigno più coltivato in Italia. La sua espansione è stata costante nei secoli e oggi è il più diffuso nelle zone di Alessandria, Alba, Asti e nell’Oltrepò Pavese. In una carta del 1600 conservata a Nizza Monferrato si trova una prima citazione della Barbera ed è probabile che in precedenza si parlasse già di questo vitigno ma usando altri nomi come Grisa o Grisola, cioè uva grigia, e associandolo all’uva spina per le sue note acide. La prima definizione di Barbera la dà il conte Nuvolone Pergamo, vicedirettore della Società Agraria di Torino, che nel 1798 ha inserito il vitigno nell’elenco ufficiale delle varietà coltivate in Piemonte. Anche l’origine del nome non è poi così chiara: c’è chi sostiene che il nome derivi da vinum berberis, un succo fermentato di bacche selvatiche chiamate Berberis Vulgaris, diffuso in Piemonte nel tardo medioevo per le presunte proprietà terapeutiche. Altri collegano il nome del vitigno Barbera al latino medievale Barberus inteso come indomito, alludendo al carattere forte del vino che si ricava da queste uve. Comunque sia, se sulle sue origini non ci sono tante certezze, senza ombra di dubbio la Barbera è il vino della convivialità. Tra le caratteristiche organolettiche della Barbera c’è sicuramente la freschezza: è considerato uno dei vitigni italiani più acidi e questo rende il vino versatile, semplice, piacevole, adatto a tutte le tavole e da bere quasi esclusivamente giovane. Anche se nelle annate migliori la Barbera può arrivare ai 15 gradi non è mai particolarmente “alcolico”, perché la sua acidità tende a bilanciarlo rendendolo piacevole e facile da bere. Una volta la Barbera era considerato un vino rustico, ma oggi le nuove tecniche colturali e di cantina, ne hanno esaltato tutte le potenzialità: infatti è proprio nel territorio, nel disciplinare e nelle scelte che fa la cantina che si vedono le principali differenze. In generale possiamo trovare la Barbera d’Asti che ha fatto acciaio e che conserva tutti i profumi del varietale, oppure che ha fatto un passaggio in legno di botti o barrique: si avrà così la Barbera Superiore, che affina in cantina minimo 12 mesi di cui 6 in legno. Se parliamo di Barbera d’Alba, parliamo di un vino che fa quasi sempre un passaggio in legno, tanto che la sua finezza ricorda lontanamente l’eleganza del Barolo. La Barbera può essere commercializzata sotto diverse denominazioni di origine controllata e nel panorama italiano abbiamo 3 DOCG e 34 DOC e il disciplinare prevede precise percentuali di Barbera associato ad altri vitigni piemontesi a bacca nera, non aromatici. Ma tralasciando la parte più tecnica, con la Barbera portiamo in tavola un vino rosso rubino intenso, dal gusto floreale, speziato, corposo e, grazie alla sua versatilità, gli abbinamenti culinari sono tantissimi: con una Barbera giovane e leggermente frizzante, sono perfetti i salumi, le paste ripiene e le lasagne mentre con una Barbera più complessa che magari ha fatto un passaggio nel legno, le carni al forno e i risotti trovano il giusto accompagnamento.

Non ci resta che decidere il menù!

 

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