Il Primitivo e la forza del Sud

Il Primitivo è un vitigno a bacca nera diffuso in quasi tutto il sud Italia, soprattutto nel Salento, in Puglia, dove ha trovato il suo habitat perfetto per dar vita a vini generosi, ricchi di frutta e di corpo.

Le origini del Primitivo si perdono nel tempo, anche se sembra che il vitigno sia stato portato in Puglia dagli Illiri, un popolo di origine balcanica dedito alla coltivazione della vite, e poi scambiato in tutto il mediterraneo dai Fenici. In Puglia, si parla per la prima volta di questa varietà nel 1799, quando Francesco Filippo Indelicati un sacerdote e agronomo di Gioia del Colle, nota nella sua vigna una varietà con grappoli neri e dolci, che matura molto prima delle altre, tanto da doverne anticipare la vendemmia ad agosto. Da quel momento lo “zagarese” diventa il “primitivo”, cioè il primo a maturare, e si diffonde nelle terre che oggi sono le provincie di Taranto e Lecce.

Verso metà ‘800 la filossera, un parassita di origine americana, ha reso necessario ricostruire quasi del tutto il patrimonio vitivinicolo europeo. Quando si è capito che le radici di alcune specie americane non venivano attaccate dal parassita, è stata creata una pianta con piede americano e apparato vegetativo e riproduttivo europeo, immune dalla filossera. Migliaia di specie autoctone sono sparite per sempre e intere regioni vennero vitate con le nuove barbatelle innestate: così anche in Puglia, a inizio ‘900 si allevarono le prime barbatelle con piede americano anche se il terreno sabbioso pugliese ha permesso a molte piante con piede franco di arrivare ai giorni nostri. Da questo è facile capire perché nel 1967 Austin Goheen, patologo e docente dell’Università di Davis, ha indagato sulla somiglianza tra il Primitivo e lo Zinfandel della California e l’ha trovata, tanto che nel 1970 i produttori pugliesi hanno iniziato a vendere neglli USA il Primitivo con il nome Zinfandel, scontrandosi con i produttori californiani di questo vitigno. Nel 1999 è stato dimostrato con vari test del DNA che i due vitigni sono identici.

Ma torniamo al nostro Primitivo, un vitigno esigente, sensibile sia alla siccità sia alla troppa umidità. Il grappolo è molto compatto e questo potrebbe portare alla formazione di muffe: per questo il clima ideale per il Primitivo è caldo e secco, con piogge brevi ma intense, che danno modo al grappolo di asciugarsi ben bene. Il Primitivo è un vitigno molto produttivo, con acini molto zuccherini, e questo in passato ha fatto si che fosse utilizzato soprattutto come vino da taglio. La svolta verso la vinificazione monovarietale si è avuta circa 20 anni fa quando è diminuita sostanzialmente la superficie vitata a Primitivo e le tecniche di vinificazione sono diventate più accurate. Inoltre, il ritorno alla forma di allevamento tradizionale, ad alberello, ha portato a una bassa produzione ma di altissima qualità, anche perché parliamo di una vite longeva, che può arrivare a più di 80 anni e ancora su piede franco, come accennato sopra.

Il vino prodotto in purezza con questi criteri ha di solito un colore rubino intenso, con sfumature viola che invecchiando tendono al granata. Profuma di frutti rossi e neri, con note di viola. Se affina il legno, si possono trovare note speziate di cannella, pepe nero e liquirizia. Al palato è persistente, pieno e con tannini delicati.

Caratteristiche pienamente rispettate dai vini in purezza di Paolo, della cantina Patruno e Perniola: provateli, sono certa non vorrete bere altro.

 

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